Più di due settimane non è poco. Soprattutto per una lotta dei/delle migrante per i permessi di soggiorno che, a differenza di altri soggetti che producono conflitti, non è legata alla difesa di un posto di lavoro, alla trasformazione di un luogo di studio, a un territorio per contestarne il degrado o la costruzione di una grande opera. Gli spazi di agibilità ed espressione politica per i/le migranti devono essere continuamente trovati, reinventati e infine conquistati. E il confronto/scontro con le istituzioni, siano esse la Questura, la Prefettura, l’Amministrazione comunale, il Ministero dell’Interno, difficilmente segue uno schema che si può riprodurre facendo semplicemente riferimento alle esperienze passate. D’altro canto, guardando anche solo ai tempi più recenti, dallo sciopero dei/delle migranti del marzo 2010 all’interno della campagna europea “Un giorno senza di noi” alla lunga lotta contro la sanatoria-truffa nell’autunno dello stesso anno sfociata nell’occupazione della gru, si è visto come le forme e le modalità delle lotte, la composizione sociale e di genere dei soggetti migranti coinvolti sono variate e non di poco. Come del resto la stessa difficoltà del dispiegarsi di un sostegno attivo e partecipato alle ragioni dei/delle migranti da parte di settori sociali della città, come invece si era verificato in passato, ha mostrato i problemi di questa lotta e quanta strada abbia fatto il razzismo istituzionale a Brescia. Un razzismo molto insidioso, perché non immediatamente riconoscibile, fatto di leggi, procedure, comportamenti istituzionali, divieti, uso discriminatorio della burocrazia, interpretazione palesemente restrittiva delle norme. Gli stessi incontri con il Comune e con il Ministero sono stati quanto meno interlocutori. Molte parole e niente fatti. In attesa del pronunciamento del Consiglio di Stato sull’interpretazione della legge e del nuovo Prefetto. Con un fatto grave da registrare: la mancata disponibilità del Ministero a emanare pubblicamente circolari o decreti in modo da affrontare il caso Brescia con la RIAPERTURA D’UFFICIO di tutte le domande respinte. Tutto sarà ancora delegato alle istituzioni locali (Questura e Prefettura) e i/le migranti non potranno rivendicare un diritto certo. Continue reading »